Da settimane parliamo del Passante, delle grandi opere, dei progetti miliardari che nascono e muoiono e che, in teoria, dovrebbero trasformare l’Emilia-Romagna. Ma intanto, la realtà quotidiana ci sbatte in faccia una verità più semplice e più cruda: non riusciamo neppure a sistemare le strade.
Sabato scorso ero a Lido di Classe, frazione turistica di Ravenna. L’asfalto è una groviera da anni (e lo stesso discorso vale purtroppo per Milano Marittima e molte altre località della costa). Le buche sono sempre lì, sempre più profonde, e con loro il rischio quotidiano per chi va in bici, in motorino, a piedi. E anche in auto, tante auto si sono sfasciate così.
È l’ABC della manutenzione urbana, eppure sembra diventato un traguardo irraggiungibile.
Non si sa come gestire le radici degli alberi, ma nel frattempo i sindaci parlano di geopolitica, si candidano a ruoli sempre più elevati, hanno il cuore a Gaza, ma dimenticano le basi, i motivi per cui sono stati eletti.
Quando poi ci scapperà l’incidente – e purtroppo prima o poi succederà – ci sentiremo ripetere le solite frasi di circostanza. Ma la verità è che la manutenzione ordinaria non fa notizia, non garantisce titoli sui giornali né tagli di nastro. Eppure è proprio lì che si misura il rispetto per i cittadini.
La tecnologia corre, si parla di intelligenza artificiale, di metropoli sostenibili, di smart city. Ma se non riusciamo a tappare una buca, con che faccia ci proclamiamo innovatori?
Le strade, anche quelle “minori”, non sono un lusso. Sono una responsabilità. Per la sicurezza, per il decoro, per la dignità. E sono – o dovrebbero essere – la priorità di ogni amministrazione che si rispetti.