Sergio Gioli
Editoriale
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Cittadinanza flop

C'è un dato sorprendente e sottovalutato (vedremo poi perché) nel risultato referendario: la differenza di risposta tra i quesiti sul lavoro e quello sulla cittadinanza. Mentre i primi quattro hanno visto trionfare i Sì, grossomodo 89 a 11, il quinto, inaspettatamente, è finito 65,4 a 34,7. Se si considera che buona parte del 70% di astenuti non è andata a votare proprio per far fallire il referendum, il sentimento nazionale a riguardo appare assai chiaro.

La civile e accogliente Emilia-Romagna non ha fatto eccezione. I No alla cittadinanza breve hanno raggiunto quota 35,6%, più della media nazionale. Ci sono stati comuni, nel Reggiano, nel Modenese e nel Bolognese, con percentuali di No superiori al 40 % (lo ripetiamo, al netto della stragrande maggioranza che è stata a casa e che non avrebbe mai votato Si). Sono numeri che dovrebbero scuotere gli amministratori, soprattutto di sinistra.

Da anni raccontiamo la crescente preoccupazione dei cittadini per un'immigrazione mal gestita che ha portato a un aumento esponenziale dell'insicurezza. Ci sono interi quartieri delle città emiliane e romagnole off limits, la criminalità di strada dilaga e ad alimentarla, checché se ne dica, sono in gran parte gli stranieri irregolari. Eppure quando se ne parla, la reazione di sindaci e assessori è infastidita. Anziché interrogarsi su come gestire il fenomeno immigrazione (siamo sicuri che il sistema delle cooperative sociali funzioni?), accusano i cittadini di sopravvalutare un problema trascurabile. Cittadini sprovveduti, dunque. O, peggio, razzisti.

E qui veniamo all'allarme di cui parlavamo all'inizio. Il quesito sulla cittadinanza breve era il più ragionevole dei cinque, visto che l'Italia è tra i pochi Paesi europei ad avere una normativa che prevede dieci anni di permanenza prima di ottenere il passaporto. Eppure è stato il flop più clamoroso. Molti elettori Pd, dicono gli istituti di ricerca, hanno votato No. Una classe politica illuminata farebbe tesoro di questa lezione. ''Sull'immigrazione la sinistra non riesce a elaborare una politica'', dice l'ex presidente della Camera Luciano Violante. Ha ragione. Sventolare bandiere ideologiche, come hanno fatto Pd e Cgil, non porta da nessuna parte. Anzi, rischia di sortire l'effetto contrario a quello desiderato, esacerbando gli animi e allontanando le soluzioni.

Nell'ultima settimana, dopo il referendum, a Reggio c'è stato l'ennesimo episodio di guerra tra bande in zona Fontanesi e a Modena si è svolta l'ennesima assemblea di gente indignata che chiede semplicemente sicurezza. Sarà meglio cambiare rotta prima che, com'è già accaduto in Francia e in Germania, la paura diventi odio.